Vite isolate tra le mura di un Centro d’accoglienza, invisibili e comuni. Una storia ne intreccia tante altre, tutte accomunate dall’attesa di una decisione e dalla paura di quel che verrà
L’attesa, l’incertezza del futuro, le paure, la burocrazia, le piccole e grandi ingiustizie che scandiscono le lente giornate delle persone che chiedono asilo. Tocca temi importanti e molto attuali Vite al centro – Cronache dell’attesa il nuovo libro di Raffaella Greco Tonegutti, e lo fa con enorme precisione e sensibilità. Dopo Non dirle che non è così (2017) l’autrice torna a scrivere per per la collana Storie Contemporanee di Blok editore, curata da Luca Rinaldi. Il libro sarà disponibile da oggi sia in formato cartaceo che in versione ebook sul sito di Blonk editore.
In Vite al centro – Cronache dell’attesa l’autrice racconta, in 160 brevi cronache, le storie di un gruppo di giovani, e del senso di incertezza e d’immobilità che provano mentre sperano e aspettano in uno dei tanti Centri di accoglienza sparsi in tutta Europa di ricevere la protezione internazionale e che venga data loro la possibilità di ricominciare a vivere. Tutte queste storie, frammenti di vita di persone in attesa, incrociano la vita di Mahmoud (nome di fantasia), protagonista del romanzo, con cui Raffaella Greco Tonegutti, voce narrante, costruisce un dialogo costante e aperto che attraversa la narrazione. L’autrice dialoga con Mahmoud durante il percorso di fuga dalla Striscia di Gaza, fino all’arrivo al Centro, all’intervista per ottenere il permesso di asilo e al sogno di una nuova vita fuori dal Centro, raccontando anche la storia di coloro che anche per breve tempo ne hanno fatto parte.
“Vite al centro è un libro anomalo, e per questo più prezioso. Non abbraccia esplicitamente la letteratura critica ed etnografica dei refugee studies, anche se chiunque abbia fatto ricerca su attesa, sorveglianza, controllo sociale, burocratizzazione, violenza quotidiana o incertezza del futuro vi troverà storie, figure, pensieri emblematici. Vite al centro non è neppure un “semplice” lavoro narrativo. Se una classificazione fosse necessaria, andrebbe più verso il dialogo, ancorché univocale, con Mahmoud e gli altri residenti del Centro. In luogo di una trama lineare, Vite al centro racchiude un archivio prezioso di brevi spunti, lettere a ciascuno di noi (oltre che ai protagonisti), che aiutano a dare un senso al quotidiano di chi vive nell’attesa e nell’incertezza di cosa arriverà dopo” _ (dalla prefazione di Paolo Boccagni)