Il diario di viaggio del sommelier Simone Marchetti attraverso le storie e la “degustazione eretica” di otto produttori italiani
Esce il prossimo 10 giugno “Viti parallele” il libro del sommelier pavese Simone Marchetti con Lele Rozza, edito da Blonk per la collana Cotti&Mangiati.
Lontano dal classico manuale, Viti parallele è un racconto appassionato e appassionante del mondo del vino, un diario di viaggio, in dialogo con il co-autore, in otto tappe: otto visite a produttori italiani selezionati dall’autore per l’eccellenza dei loro prodotti e soprattutto otto incontri con donne e uomini con storie imprenditoriali originali e spesso controcorrente.
Un viaggio in Italia che parte dall’Oltrepò Pavese con Giorgio Mercandelli a Canneto e Stefano Ferrante a Zenevredo, e prosegue con Giovanni Daglio sui colli tortonesi e Claudio Alario nelle Langhe, Fausto Peratoner sulle Dolomiti trentine, Marco Sara in Friuli, Michele Sacchetti in Toscana e Mariapaola di Cato in Abruzzo.
Il percorso intrapreso da Simone Marchetti si basa sull’esperienza della visita al produttore in compagnia di amici appassionati di vino e sulla “degustazione eretica”: un metodo di degustazione che al sapere tecnico aggiunge le emozioni della condivisione, il piacere dell’ascolto in un’atmosfera conviviale, l’abbinamento a un paesaggio e all’ambiente della cantina. Tutti elementi indispensabili per apprezzare un vino nella sua interezza e complessità, andando oltre la semplice nozione prodotto e anzi ricollegando il vino alla terra, al clima, al suo progetto e alla sua realizzazione, infine all’azienda e alla famiglia a cui appartiene.
Marchetti e Rozza portano il lettore dentro le cantine con leggerezza e passione, condividendo il piacere conviviale della visita. Al termine del viaggio, arricchisce il volume un breve glossario e una divertente “scheda tecnica” non di ogni vino ma proprio di ogni produttore, appositamente redatta perché sia chiaro che al centro di tutto, in ogni degustazione eretica, c’è sempre l’uomo.
“Un calice di vino degno di tale nome non può essere ridotto a mero prodotto e non potrà mai restare ingabbiato nei soli parametri della tecnica, sia produttiva che organolettica. In un calice di vino deve vivere un mondo di sensazioni, di emozioni, di sentimenti; un calice di vino deve saper raccontare la sua storia, parlare del territorio dove è nato, della vendemmia di cui è figlio, del vignaiolo che gli ha permesso di esprimersi; un calice di vino deve avere un carattere, deve possedere un’anima”.