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“Voglio le Olimpiadi”, recensione per la Civiltà Cattolica

Abitare nella possibilità, newsletter di La Civiltà Cattolica, recensisce Voglio le Olimpiadi, la storia di Alessandro Carvani Minetti scritta con l’amico Armando Barone.

(testo di Claudio Zonta – riprodotto con il permesso dell’autore)

Voglio le olimpiadi: Superman, la bici e il mio non limite (Blonk editore) è un intenso e appassionato racconto di Alessandro Carvani Minetti, atleta paralimpico, campione mondiale di paraduathlon nel 2015, e detentore del Record dell’Ora nella sua categoria. Lo scrittore Armando Barone gli dà la parola, come egli stesso afferma: «La mia scrittura avrebbe dovuto in qualche modo impersonare la sua voce, rispettando per quanto possibile le sue parole e seguendo il filo dei suoi pensieri».
L’inizio della narrazione è la tenebra, un flusso di coscienza che parte dal risveglio dopo l’incidente in moto avuto il 13 aprile 2003: ricordi che si accavallano in un dramma che gradualmente si definisce. È un lavoro corale, uno stare accanto ad Alessandro da parte dei medici, dei familiari, degli amici che divengono fondamentali per illuminare, anche fiocamente, le tenebre della paura e della tragicità degli eventi. La narrazione riprende con un flashback che richiama l’adolescenza di Alessandro, i suoi amici, le sue passioni per il canottaggio, i suoi sogni, che s’infrangono con l’incidente e con l’immobilità delle braccia.
La nuova e tragica condizione non può che generare un alternarsi di stati emotivi, una zavorra che porta sempre più verso il profondo dell’abisso: «Il mio tempo ora è fatto di cerchi concentrici, come in un gorgo, e più vado avanti più vengo risucchiato verso il nulla». Ma spesso si deve toccare il fondo per poter risalire. E così accade nella vita di Alessandro, che impara strategie per acquisire una propria autonomia e non dipendere esclusivamente dall’aiuto degli altri. Riprendersi la vita mordendola di nuovo, ricucire gli strappi, finire ciò che si era cominciato, passo a passo, riducendo la complessità delle operazioni, facendosi forza nei piccoli progressi quotidiani.
Lo sport – inizialmente, è la corsa – è sentire ancora l’aria che entra nei polmoni: «La sensazione che mi dà il fatto di poter uscire da solo e andare a correre quando voglio è bellissima. Ogni volta che apro i polmoni e sento andare le gambe, mi sento euforico». Poi il passaggio in bicicletta, con nuove strategie perché possa essere condotta senza l’aiuto delle braccia, ma solo con l’uso della mano sinistra. Un lavoro di equipe, anche nella ricerca, nelle sperimentazioni di nuove tecnologie.
Diverse le discipline affrontate con molteplici ostacoli da sorpassare, da risolvere e che porteranno l’atleta non solo ai trionfi sportivi, ma a osservare la propria vita con altri occhi, comprendendo come i propri limiti delimitano il proprio essere, ma non lo limitano: «Il mio non limite è questo: costruire con la mente nuovi modi di fare le cose». E così si avvera anche il sogno delle Olimpiadi di Tokyo 2020, che diventa proprio il simbolo di una completa rinascita.
La rinascita è stata realizzata da Alessandro insieme a tutti coloro che l’hanno accompagnato in questo nuovo cammino esistenziale attraverso lo sport che, se è sfida individuale dell’atleta, è anche comunità che si fa partecipe e sostegno costante.